Di Giovanna Borrello, docente universitaria e cofondatrice dell’Associazione IL CAMPO
Sono tra i fondatori dell’associazione “Il Campo idee per il futuro” ; mi lega a Pino Soriero una lunga amicizia politica e anche il fatto che lui è stato il primo segretario della Sezione Universitaria del PCI di Napoli e io l’ultima ancora stabile.
Eravamo riusciti per decenni a tenere in vita questa Sezione, tanto peculiare quanto fondata su solide basi di cultura e solidarietà aggregate centralmente ben al di là dei diversi riferimenti territoriali. E nonostante il conflitto tra operaisti /intellettuali,che ha attraversato parte del PCI soprattutto nel SUD-Italia in quegli anni, quando il mio successore il Prof. Polara sciolse inavvertitamente la Sezione, invitando gli iscritti ad aderire alle sezioni territoriali, dette adito alla Federazione provinciale di Napoli di sciogliere “finalmente” una sezione troppo “critica”.
Analoga audacia e sensibilità culturale ritrovai nei primi anni del 2000 rincontrando e dialogando con Pino Soriero e altri amici cofondatori della nuova associazione poltico-culturale. Veniamo a noi. Il CAMPO ha avuto il pregio di raccogliere intorno a se varie competenze e di lanciare un progetto ideale e materiale di grande respiro, articolato in vari settori, a partire dall’interpretazione più aggiornata della realtà del Mezzogiorno per un confronto sulle prospettive di governo dell’intero Paese. Il CAMPO , nato anche con l’intento di sviluppare l’impostazione culturale indicata dal progetto-Prodi nel manifesto dal titolo suggestivo “L’Europa, il sogno e le scelte”.
Un lavoro pionieristico per contrastare la deriva a destra che intanto aveva dato spazio al modello berlusconiano. Partecipai da protagonista fin dalla istituzione del Comitato per la lista unitaria alle Europee, anche attraverso la mia partecipazione in quanto rappresentante dell’Associazione IL CAMPO , e ho potuto partecipare al confronto incalzante stimolato da Romano Prodi sulle idee di programma per le elezioni europee e successivamente anche a quello per le elezioni nazionali del 2006 e al percorso costituente per la fondazione del Partito Democratico. Con la lista unitaria tra Margherita, PSI, DS e importanti associazioni nazionali già sin dall’elezioni europee si venivano a tracciate i connotati strutturali del nuovo partito. Il PD avrebbe dovuto raccogliere le migliori tradizioni ed eredità dei Riformismi che avevano dominato lo scenario della seconda meta del ‘900 e segnare con un alto profilo ideale e programmatico la nuova politica italiana.
Sappiamo tutti però poi come è andata a finire : il 2° governo Prodi è durato solo 2 anni e il PD ha preso un’altra strada. Quelle idee sono rimaste sulla carta e la mia delusione fu tale al punto che non volli prendere la tessera del PD. Non mi riconoscevo in quel partito di cui insieme ad altri ero stata fondatrice poiché si era rivelato molto diverso da quello che avevamo ideato.Sono ancora convinta che se Prodi non fosse stato abbattuto dal fuoco amico, il PD e il destino dell’Italia sarebbero stati molto diversi.
Perché parlo di quegli anni di fervido lavoro programmatico ? Perché credo che l’emergenza coronavirus, ha dischiuso una possibile e nuova prospettiva comunitaria con gli straordinari aiuti economici europei a noi destinati e potrà essere l’occasione di un rilancio complessivo del sistema-Italia. Ma, dopo il lockdown, riusciremo a ricreare lo stesso clima di collaborazione di allora tra le forze politiche italiane moderate e di sinistra ? Ho la preoccupazione invece che non stiamo partendo con il piede giusto. C’è stata in questa fase una centralizzazione dell’iniziativa programmatica in una task force che sembrava piuttosto un’organizzazione segreta, da cui solo ora è emerso un documento, peraltro già accantonato dal Presidente del Consiglio Conte. Balzano in primo piano le richieste sacrosante di confronto con il Parlamento e di riflessione più serrata anche tra le stesse forze alleate. Il Governo Conte che prima dell’epidemia era alquanto traballante si è rafforzato nel consenso di tanti cittadini poiché, a mio avviso, ha saputo concentrare nella sue mani ogni iniziativa. L’organizzazione degli Stati generali per diversi giorni ha messo in vetrina un dibattito ravvicinato con tante rappresentanze istituzionali, sociali e civili e culturali. Ma dopo la vetrina cosa consegna adesso in termini di progetto concreto?
Solo un piano coraggioso e coerente di sviluppo può evitare una nuova penalizzazione del Sud che, toccato appena dall’epidemia, già può anticipare la partenza. Ho la netta sensazione invece che, per non isolare la potente Lombardia, abbiamo dovuto tutti subire un rallentamento. Chi mai avrebbe potuto pensare solo 1 anno fa che la mitica Lombardia, che pretendeva assieme al Veneto di trattenere per sé il grosso delle entrate fiscali, avrebbe poi disvelato tanti punti deboli proprio nel funzionamento della sanità? Era dunque illusoria la prospettiva di un Nord forte che potesse farcela da solo ! Credo che oggi più che mai serva al paese un progetto che superi il gap Nord- Sud, per costruire un nuovo livello di coesione nazionale ed europea. Per superare il divario economico e sociale bisogna superare l’approccio assistenzialistico presente in parte anche nella cultura politica della maggioranza di governo e rilanciare lo sviluppo a partire dal Sud, dalle infrastrutture, sia materiali (la Tav, Il ponte sullo stretto) che immateriali(la Banda Larga), riconvertire l’ILVA di Taranto, ridisegnare le Zone franche rubane. Se tutto questo non si farà, non un euro arriverà all’Italia di quella massa di denaro individuata nel Recovery Found, e perché no anche del MES.
Apriamo un dibattito senza infingimenti anche sul sito del CAMPO ! Questi fondi non sono a nostra disposizione per essere distribuiti a pioggia, ma lo sono per fare riforme, che potranno giovare soprattutto al Sud per farlo uscire dal suo ritardo di sviluppo: questa è la prima decisiva riforma che l’Europa si attende. L’epidemia ha messo in evidenza che la locomotiva Lombardia non può pensare di essere autosufficiente per guidare l’Italia giacchè è crollata sotto la sferza del virus anche a causa di distorsioni accumulate nel sistema sanitario pubblico-privato.
L’emergenza Covid , invece, è stata ben arginata e controllata nel sistema sanitario del Centro-Sud. Esso non è certo indenne da punti deboli e distorsioni clientelari ma evidentemente ha saputo dar prova di essere molto più efficiente e in grado di saper valorizzare un’organizzazione sociale fondata sulla famiglia più solidale verso i propri membri e verso gli anziani. Bisogna partire da Palermo, Napoli, Bari, Taranto, la Calabria, il Molise etc. per far ripartire tutte le altre regioni e città italiane, sviluppando turismo e industria anche quella pesante (non sono incompatibili ), piccole e medie imprese insieme alla riforma della burocrazia,perché la pubblica amministrazione del Sud è la più arretrata d’Italia e nuoce alla sua capacità di crescita. E poi diciamolo, è arrivato il momento d’investire strategicamente in Scuola e Università. Già nel Sud ce ne sono di strutture prestigiose che possono bloccare l’emigrazione al Nord o all’estero di tanti giovani e giovani donne che porta a impoverire le famiglie e il territorio. Il Sud ha bisogno che i suoi giovani studino e investano le loro energie dove sono nati, ha bisogno di una nuova classe dirigente, che guidi un diverso modello di sviluppo che va pensato subito, in modo che gli aiuti economici non siano sperperati. Se dovessimo perdere questa occasione, sia chiaro a tutti, non è assolutamente certo che possano essercene altre più vantaggiose ne per il Sud, né per l’Italia!