A cura di Giuliana Tulino
In un momento di emergenza globale, qual è il ruolo della Politica regionale di coesione? Si corre il rischio di “degradarla” solo ad una delle tante fonti di finanziamento per fronteggiare l’emergenza o conserva ancora la sua autonomia e peculiarità, così come previsto dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea?
Lo scorso 24 novembre si è svolta la Presentazione del Rapporto SVIMEZ 2020, appuntamento annuale, istituzionalmente molto atteso e quest’anno di particolare rilievo, rappresentando un faro acceso sulle disuguaglianze del nostro Paese che, purtroppo, la pandemia da Sars – COV 2, ha accentuato.
Paradossalmente sembrerebbe che l’emergenza pandemica possa dettare un “cronoprogramma” di interventi non più rimandabili, finanziati dal “Recovery Fund”, anche a beneficio del divario Nord – Sud del Paese, con un disegno nazionale di politica industriale che rimetta al centro il Mediterraneo e il suo ruolo di connessione dei Paesi che ne fanno parte, con l’Europa e con il mondo intero.
Il Rapporto è stato illustrato dal Direttore della SVIMEZ Luca Bianchi e, a seguire, una round table con il Presidente della SVIMEZ Adriano Giannola, il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano e la Professoressa di economia Lucrezia Reichlin della London Business School.
Le conclusioni sono state affidate al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte.
Il Ministro Provenzano ha affermato che occorre ripensare ad un rilancio della dimensione nazionale della politica di coesione territoriale, con uno sguardo nazionale al Sud. Ha parlato della necessità di definire le alleanze per far convergere gli interessi e gli obiettivi, con un rafforzamento dei presidi amministrativi centrali.
Fondamentale è non “derubricare” la “nuova questione meridionale” dovuta alla pandemia, unicamente a problema territoriale.
Il Rapporto, difatti, parla di un doppio divario tra Nord e Sud Italia e tra Italia e il resto dell’Europa, da analizzare congiuntamente.
Da qui con l’esigenza di migliorare il capitale sociale, individuare e sensibilizzare i protagonisti da coinvolgere, nonché costruire gli interventi intorno ai casi di successo, di eccellenza, che esistono, con nuovi progetti, linee di intervento e riprogrammazione dei fondi europei.
Il Presidente Giuseppe Conte ha parlato di crisi pandemica che ha portato ad una revisione delle priorità, con l’impellente necessità di superare il dualismo territoriale e scongiurare l’accentuazione delle disuguaglianze già esistenti.
Rilevante, dunque, il bisogno di favorire sinergie utili ed adeguate tra le Istituzioni nazionali, nonché regionali e tra queste e le Istituzioni europee, il mondo accademico e della ricerca e il mondo del lavoro. Ciò permetterà ai decisori pubblici di effettuare le scelte con maggiore consapevolezza e rigore scientifico.
L’Unione Europea, è noto, persegue gli obiettivi di tale Politica attraverso il ricorso al Fondi SIE (Strutturali e di Investimento Europei): (FSE, FESR, Fondo di coesione, Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP)) e altre fonti, come la Banca europea per gli investimenti (BEI).[1]
Dal 1988, la Politica di Coesione dell’Unione ha beneficiato di un forte aumento del suo bilancio ed è diventata, insieme alla Politica Agricola Comune (PAC), una delle politiche dell’Unione quantitativamente più importanti.
Per il periodo di Programmazione in corso, 2014-2020, l’UE ha stanziato oltre 350 miliardi di EUR per la sua Politica di Coesione, vale a dire il 32,5 % del bilancio complessivo dell’UE.
Per il periodo successivo all’anno 2020, la Commissione ha presentato delle proposte, già a maggio 2018, con l’obiettivo di semplificare le procedure e aumentare l’efficacia degli investimenti dell’UE.
In risposta alla pandemia di COVID-19, la Commissione ha modificato la sua proposta per includervi nuovi strumenti che prepareranno l’Unione europea alla lotta contro la crisi economica prevista. Nel luglio 2020 il Consiglio europeo ha approvato la sua posizione sulla proposta modificata che darà il via ai negoziati con il Parlamento.
La Commissione ha proposto di finanziare il bilancio dell’UE attraverso un ampio pacchetto che abbina il quadro finanziario pluriennale (QFP) con uno sforzo di ripresa straordinario denominato «Next Generation EU» (NGEU). La politica di coesione sarà finanziata in parte dal QFP e, nel caso di alcuni programmi, dal NGEU.
Saranno affrontati i seguenti tre punti, suddivisi tra prima e seconda parte:
- Rilancio della Politica di Coesione che torna dirompente in tempi di pandemia
- Strumenti Finanziari finanziati dai Fondi SIE (un focus)
- Piano per il SUD (un accenno)